Ospitiamo una curiosa lettura dell'attività bancaria

"Di come lo scrittore e poeta Marco Righetti  'legge' letterariamente il parossismo dell'attività bancaria, quando questa travalica il suo corretto esercizio e viola le garanzie giuspubblicistiche a tutela del privato risparmiatore, ai sensi dell'art. 47 della nostra Costituzione."

L’Alighiero intendeva ‘banche’!

 

Dopo l’ultima sorpresa truovata sul conte corrente, cioè sul mio nobile conto bancario che correva verso il negativo dell’esistenza (andava in rosso), mi travestii da Durante Alagherii e, in compagnia di Virgolio, lo duca mio, il coach olivastro dell’AGPA, Autorità Garante della Politica Antibancaria, feci un nuovo Girone dell’Italia sommersa.

Eravamo già dentro foreste di dannati rivoltanti, quando scorsi un groppo di penitenti fra gli altri stuoli di anime. Erano coverti da gigantesche lettere in ferro, che tutt’insieme formavano sigle di fusioni bancarie. Non bastasse quel giogo schiacciante, i poveretti erano punti dalla fretta di spostare sacchi colmi di foglie secche che parevano banconote, ma pesanti ciascuna come un mattone pieno. Li sospingevano da una ‘grotta di ladroni’ (come diceva una ‘nsegna) all’altra, e quest’assurdo viaggio facevano sanza intermissione. Liberavano nell’aria mefitica un affanno sonoro, assordante, e ‘l duca mio mi fe’ certo che erano proprio quel reiterato ansimare, quei forti lamenti a causare un’economia in affanno.

Una volta arrivati nella caverna di sinistra quegli empi aprivano rabbiosi i sacchi, contavano nervosamente tutte le foglie sì grevi, impiegando giorni per ogne sacco! Li richiudevano poscia a velocità isterica non ostante la terribile stanchezza. Indi con fatica e angoscia ricominciavano a spingerne sovra il duro suolo, inver’ (1) la caverna di destra. Di mirar faceami acceso (2), ma non capivo se i sacchi che movevano, spesso prendendoli a calci, fossero sempre i medesimi: fu quel che chiesi a Virgolio (che intanto si era smarrito nelle sue Georgiche alla disperata ricerca dell’olivo da lui cantato).

“Po esse’, Durà, sempre quelle tonnellate di fuffa denno (3)  spostare avante e in dietro, sveglia!”

E io a lui: “Eh, scusami, son più di settecento anni che mi truovo più tosto obnubilato a bazzicare nell’oltrevita. Per che (4) insisto: mi ‘nsegni perché mai questa fatica sisìfea?”

“Contano e ricontano in etterno la loro morta ricchezza.”

“Vegg’io or chiaro sì come tu vedi, ma mi stringe di savere (5): e se sbagliano il conto?”

“Ricominciano dal capo, e alquanto incazzati!”

Fra quei disgraziati subitamente vidi due ‘branche pilose’ (6) venirmi contra, onde diss’io:

“E quelle che razza di bestie sono?”

Ed elli a me: “Non sono gli artigli di Gerione, il mondo fallace (7) ha dato questa interpretrazione (come dicono certi dotti ignorantelli). Cagami un attimo (perdonami se anch’io ho favellato dottamente): l’Alighiero intendeva ‘banche’ e non ‘branche’!”

“Discerno quel ch’i’ odo, insomma occhei Virgò, ma ti domando: perché ‘pilose’?”

Rispuosemi: “Perché le banche ti fanno pelo e contropelo. Il vero Durante, non tu meschinello, scrisse che le banche hanno i beni del mondo fra le branche (8), cioè fra gli artigli.”

Ed io a lui: “Ma non era la Fortuna ad averli, la dea bendata?”

“In fatti! La fortuna ben-dà alle banche quel che occorre, prelevandolo dal tuo conto.”

“Oh cavolo, e ora? Fammi un résumé.”

“Da ch’è tuo voler, dicerolti molto breve (9): costoro, i banchieri, stracontano le foglie-banconote perché non ricordano mai quanta miseria sospingono sanza senno. A ‘sto punto io, Virgolio, torno al mio Virga (10) unto d’olio, e tu finiscila col farti Durante, ché non arrivi neppure a Checco Durante. Altrimenti coarto anche te a quel martìro! (11) E d’ora in avante le parole tue sien conte, mai correnti!” (12)

 

Fra i vari riferimenti (tutti alla Divina Commedia, a parte il Virga):

1 “Verso”

2 Par XXXIII, 99 “si accendeva in me il desiderio di vedere ancora”

3 “Può essere… devono spostare…”

4 “Perciò”

5 Par VI, 20 e Inf VI, 83 “Ora mi hai chiarito per bene, ma ho un gran desiderio di sapere”

6 Inf XVII, 13 “artigli pelosi”

7 Par X, 125 e XV, 146

8 Inf VII, 69

9 Purg I, 55 e Inf III, 45 “Dal momento che così desideri, te lo dirò brevemente”

10 Pietro Virga, insigne costituzionalista e docente, autore di celebri testi di diritto amministrativo

11 “Altrimenti costringo anche te a quel martirio”

12 Inf X, 39. “Le tue parole siano sempre ponderate, mai corrive”

 

 

 

Marco Righetti ,  già avvocato penalista, studioso di italianistica. Ha pubblicato romanzi, racconti, libri di poesia e pièce. Frequenta diverse riviste letterarie (Senecio, Versante Ripido, Poeti e Poesia, Gradiva, La Mosca di Milano, il clanDestino, LaRecherche). www.marcorighetti.com

 


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