Interessi, commissioni e spese sui conti correnti affidati

Nella mia esperienza pluriennale di analisi dei conti correnti affidati, ho visto la banca addebitare ai correntisti tassi di interessi debitori abnormi: per esempio nell’epoca, che sembra lontana ma è appena risalente allo scorso anno, nella quale i tassi di riferimento della Banca Centrale erano negativi, sotto lo zero, le banche applicavano tassi sulle aperture di credito vergognosamente alti, e ora che i tassi della Bce sono saliti è frequente rivedere i tassi altissimi dei periodi di alta inflazione.
Un’altra voce di costo è quella che una volta si chiamava commissione di massimo scoperto ed ora si chiama commissione di disponibilità fondi: la legge ne ha stabilito la misura massima pari allo 0,50% dell’importo della apertura di credito (lo scoperto concesso) concesso dalla banca: ma pur essendo tale misura prevista come importo massimo, essa è praticamente addebitata sempre in quella misura dello 0,50%, pur essendo possibile negoziarne un importo inferiore.
Un altro strumento di incasso delle filiali è costituito dalle spese: ne ho viste addebitate di vario genere e dimensioni, anche di fantasiose: ho visto per esempio una commissione “per versamento”, si proprio così, una commissione tra 2 e 4 euro per ogni versamento eseguito dal correntista sul conto; e poi le spese telefoniche, le spese per visure, le spese per raccomandate, le spese postali, con aggravi importanti sull’entità dei costi sostenuti dai titolari di conto corrente affidato.
Questa ampia premessa è prodromica ad un invito pressante ai titolari di conto corrente che utilizzano il cosiddetto scoperto di conto: state attenti alle condizioni applicate dalle banche. Più ignorate e passate sopra ai costi addebitati sui vostri conti, più questo atteggiamento remissivo spinge le banche ad approfittare di voi ed aumentare ancora l’entità degli addebiti. Non bisogna mai stancarsi di interloquire con la filiale per far abbattere i tassi di interessi debitori, le commissioni, le spese, perché questa attenzione da un lato spinge la banca a non profittare della sua posizione dominante, dall’altro crea nella banca la sensazione di avere difronte un cliente pur “fastidioso” ma certamente meritevole di attenzione, al contrario dei clienti che prendono tutto e passano sopra ogni sopruso, perché tra di essi si potrebbe più facilmente nascondere il cliente che è disinteressato in quanto pronto al contenzioso.
Occorre pertanto controllare o far controllare gli estratti conto, verificare il livello dei tassi di interesse e delle commissioni, intervenire subito ad ogni esercizio dello “jus variandi in pejus” (il presunto diritto di variare le condizioni nel coro del rapporto), non aver né paura né noia a reiterare la richiesta di calmierare tutti i costi, di scrivere o chiedere verbalmente di allineare costi disallineati con la media, minacciando anche la possibilità di cambiare Istituto di credito.
Come negli esercizi commerciali e negozi vari non si ha nessuna remora a chiedere lo sconto sul prezzo del prodotto che si intende acquistare, così anche in banca, nel negozio del denaro, non devono riemergere queste remore e queste paure ancestrali di lesa maestà.