L’Antitrust, la foglia di fico e il sistema bancario

Negli scorsi giorni l’autorità Antitrust, che si occupa di tutelare il mercato da ingerenze monopolistiche che le intese di cartello potrebbero causare, ha sospeso il trasferimento di 300.000,00 clienti che Banca Intesa aveva operato verso una sua banca digitale controllata interamente. Non entro nel merito della operazione industriale che Banca Intesa ha attuato con il trasferimento di questo gruppo di clienti che, probabilmente a causa di una scarsa operatività presso gli sportelli reali, ha pensato di dirottare sulla Isybank, una banca virtuale, priva di sportelli e filiali, che consente una conduzione dei rapporti solo tramite i canali telematici.
Ritengo tuttavia che spesso l’attività Antitrust sprechi le proprie energie e risorse su problemi che non evidenziano particolari danni o criticità per il cliente, connotandosi solo per aspetti formali e di facciata. Non credo infatti che, al di là della mancanza di consenso preventivo del correntista, consenso che è sempre possibile acquisire a posteriori, non credo, ribadisco, che questo passaggio da una banca ad un’altra, dello stesso gruppo, senza penalizzazione delle condizioni economiche o logistiche, rappresenti per il correntista un vulnus particolare o un danneggiamento della qualità della propria vita o un depauperamento dei propri sogni.
Ma tant’è: di questo deve occuparsi l’Autorità Antitrust, e giammai di altri comportamenti o pratiche utilizzate dal sistema bancario fattosi unico cartello che causa seri danni economici ai propri clienti.
E’ da mesi che parte di opinione pubblica solleva il problema delle rate dei mutui e degli interessi che le banche, tutte insieme, tutte concordi, tutte unanimemente serrate in falange, continuano a calcolare con una formula algebrica vessatoria e predatoria a danno dei mutuatari. E l’Antitrust tace.
Ignare dell’orientamento di molti Tribunali della Repubblica, volutamente sottovalutando che della problematica se ne sta occupando la Cassazione a Sezioni Unite, sdegnando ogni apporto culturale, scientifico e dottrinale, le banche continuano coese a calcolare le rate dei mutui e gli interessi utilizzando una formula che comporta l’esborso di interessi illegittimi e in violazione della legge: ma il cartello delle banche è unito ed uniforme, e l’Antitrust si occupa della pagliuzza del passaggio da Banca Intesa a Isybank e non della trave che perfora, frantumandole, le risorse finanziarie dei titolari di prestiti e mutui. Nessuna iniziativa di trasparenza e coerenza legislativa viene presa dall’Autorità garante del mercato e della concorrenza per spingere e costringere le banche ad illustrare ai richiedenti un mutuo o una sua rinegoziazione le varie forme di calcolo e pagamento delle rate alternative al vessatorio “ammortamento alla francese”: per esempio l’ammortamento all’italiana e la formula del regime semplice. Auspichiamo che, ancora una volta, la Corte di Cassazione supplisca alle assenze di politica e Autorità e, nell’affrontare la questione delle rate dei mutui nelle prossime settimane, contribuisca ad un momento di verità.